organo duomo napoli

Titolo: L'organo del Duomo di Napoli (Ruffatti 1974, P. Bevilacqua 2009)
Autore/i: Alfredo Cece, Enzo De Bellis, Jacopo Napoli, Bruno Mazzotta, Terenzio Gargiulo, Vincenzo Marchetti, Marco Enrico Bossi
Esecutore/i: Angelo Castaldo, organo
Produzione: Milano, La Bottega Discantica
Anno di produzione: 2011
Disponibilità: NO

 


richiedi informazioni


PRESENTAZIONE
Ho accarezzato per molti anni il sogno di poter dedicare un’incisione discografica ai compositori napoletani del ‘900 che avessero scritto musica per organo.
Tuttavia, la scelta del repertorio da eseguire, così poco noto e – tra l’altro – contemporaneo, mi ha fatto pensare che sarebbe stata un’impresa non facile da realizzare.
Non mi sbagliavo.


Chiunque infatti desideri ritrovare una testimonianza del ruolo ricoperto dalla musica organistica nell’ambito del Novecento napoletano, si troverebbe di fronte ad un “vuoto”: poche le fonti bibliografiche e nessuna incisione discografica.
Negli anni di studi e ricerche dedicate infatti alla scuola napoletana del ‘900, da un lato ho potuto comprendere l’importante contributo che essa ha consegnato ai posteri, dall’altro mi sono imbattuto proprio in quelle lacune documentarie e bibliografiche, tanto più inspiegabili se si considera la nostra vicinanza temporale a questa scuola, lacune ancora più frequenti se parliamo della produzione organistica.
Un improvviso oblio era sembrato calare su quella generazione di compositori che nella seconda metà del secolo scorso aveva vivacizzato la vita musicale napoletana con una produzione strumentale di rilievo e con una sperimentazione che si voleva confrontare con i nuovi linguaggi musicali che si andavano affermando in Europa.
A quella generazione appartenevano compositori come Terenzio Gargiulo, Jacopo Napoli o Bruno Mazzotta, per citare i nomi più conosciuti presenti in questo cd, i quali però riservarono scarsa attenzione all’organo, vedendo forse anche nella sua collocazione “architettonica” quasi un limite alla sperimentazione sonora.
Ecco spiegato perché gli autori presenti in questo cd (fatta eccezione per Alfredo Cece e Vincenzo Marchetti) hanno scritto un unico brano per organo.
Negli ultimissimi anni, grazie ad un “fiorire” di pubblicazioni, convegni e studi, si è assistito tuttavia ad una riscoperta e valorizzazione di questo “speciale” periodo della vita musicale napoletana. Nel maggio 2010 – inoltre – veniva inaugurato, con un concerto di Vincenzo De Gregorio,  l’organo della Cattedrale di Napoli.
Lo strumento, restaurato ed ampliato, diveniva di fatto il più grande della città custodito in una chiesa.
Il coraggio mostrato dalla Chiesa di Napoli di realizzare un progetto così ambizioso, teso a dare ancora maggior prestigio, se possibile, alla Cattedrale napoletana, ha suscitato comprensibilmente grande entusiasmo ed interesse.
Erano maturi i tempi per la realizzazione del “sogno”.
Tuttavia, non sarebbe stato possibile portare a termine questo progetto senza l’aiuto ed il sostegno di un gran numero di persone che desidero vivamente ringraziare:
- in primis, Mons. M° Vincenzo De Gregorio, organista titolare della Cattedrale di Napoli, per la disponibilità ed il sostegno dimostrati fin dal primo momento in cui gli ho parlato del mio progetto e perché testimonia, con la sua infaticabile attività, la presenza viva ed importante della scuola organistica napoletana;
- il M° Gaetano Panariello, per aver dato prestigio al CD accettando di firmare un’efficace quanto esauriente presentazione della scuola napoletana del Novecento unita ad una sapiente analisi dei brani eseguiti;
- la Curia di Napoli, nelle persone di don Enzo Papa, parroco della Cattedrale e Padre Eduardo Parlato, Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Napoli;
- il Prof. Alessandro Picchi, maestro di cappella del Duomo di Como, per aver ritrovato nell’archivio del Duomo una delle ultimissime copie della “Berceuse” di Alfredo Cece ed avermene gentilmente donato una copia;
- infine, ma non per ultimo, Sua Eminenza Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, dalla cui idea di un “Giubileo per Napoli” ho tratto la giusta motivazione per lavorare ed impegnarmi costantemente a promuovere e valorizzare la cultura napoletana.

E proprio a Napoli, la mia amata città, dedico questo CD.

Angelo Castaldo



NOTE AL PROGRAMMA

I compositori presentati in questo CD appartengono a quella generazione che si è formata al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli negli anni tra le due guerre. Non si tratta di organisti-compositori (unico del gruppo, Enzo Marchetti) ma di compositori-organisti (o comunque diplomati anche in Organo e Composizione organistica) che hanno testimoniato la loro attenzione per la scrittura per questo strumento con una o più composizioni di un certo interesse dal punto di vista estetico, esse stesse emblema di un caratteristico modo di “pensare” e  di “sentire” la musica moderna  a  Napoli nel ‘900.

All’ascolto ci si accorge subito della “lontananza” di questi compositori dalle mete linguistiche raggiunte dalle contemporanee avanguardie europee, anzi sembra quasi che essi ne siano stati tagliati fuori. Non si vuole negare con ciò il loro interesse per la ricerca compositiva ma si vuole solo sottolineare come l’esperienza strutturalista, seriale e quantitativa non abbia mai preso nei loro lavori il totale sopravvento sulla contemplazione spirituale. Anzi, tanto più prezioso ed interessante si rivela oggi il contributo della scuola napoletana del ‘900, se si considera che essa riuscì ad elaborare un linguaggio “originale”, innestando la sperimentazione delle moderne tendenze linguistico-musicali europee sul tronco della propria tradizione.

Con serenità e consapevolezza, ma tutti con proprie personali vedute, questi compositori – infatti – non hanno mai perso di vista l’emozione del suono (l’espressione melodica, il gusto per l’armonia….), tutto quello cioè che, con furia demolitrice, la nuova musica bandiva dalla composizione contemporanea. L’esplorazione sonora di stampo romantico di Alfredo Cece (1915-2002), la delicatezza degli atteggiamenti di gusto francese di Terenzio Gargiulo (1903-1972), l’attrazione per le sonorità rarefatte o al contrario maestose e solenni di Enzo Marchetti (1918-1988), il gusto semplice ed evocativo di Enzo De Bellis (1907-1982) o i più sostanziosi e significativi costrutti contrappuntistici di Jacopo Napoli (1911-1994) e Bruno Mazzotta (1921-2001), tutto contribuisce a definire come fondamentalmente “conservatrice” la posizione di questi compositori che, estranei a qualsiasi “eccesso” modernistico, hanno attinto senza esitazione alla musica delle diverse epoche storiche (non esclusi gli anni a loro contemporanei) purché risultasse utile alla realizzazione delle proprie opere.

Sicuramente accomunabili per vari aspetti i due brani “natalizi” del CD, il Raccontino di Natale di De Bellis, ed il Trittico della Natività di Marchetti.

Enzo De Bellis, autore di molta musica teatrale e da camera, è ricordato come compositore dalla vena facile e di prolifica produzione. Fu direttore, prima, dei Conservatori di Foggia e Benevento e poi docente al “S. Pietro a Majella” dagli anni ‘50, avendo come collega proprio Marchetti, oltre a Gargiulo, Cece, J. Napoli (di quest’ultimo era stato anche compagno di corso – negli anni ’20 – alla scuola di composizione di Gennaro Napoli). E a Marchetti, De Bellis dedicherà nel luglio 1946[1] il Raccontino di Natale[2]. In ossequio al titolo, questo breve componimento ripercorre il tradizionale passo in ottavi delle pastorali natalizie ma senza alcuna citazione nota, anzi, come delicata ninna-nanna nel tono di sol minore/maggiore trattato in maniera fissa ed ipnotica. Delicati i rintocchi di campana nel finale: voluti dallo stesso compositore, si impastano con i registri di cromorno e voce umana con chiaro intento evocativo. Probabilmente dal Raccontino Marchetti trasse ispirazione per scrivere il secondo movimento del suo ben più robusto e consistente Trittico della Natività.

Tanto nota ed apprezzata fu l’attività artistica e didattica dell’organista Enzo Marchetti, che stupisce oggi l’assenza di qualsiasi riferimento musicologico e bibliografico dedicato alla sua figura[3], tanto da rendere ardua finanche la datazione delle sue composizioni per organo.[4] Organista della Basilica del Carmine Maggiore a Napoli dal 1941, concertista e didatta, ricoprì al Conservatorio di Napoli la cattedra di Esercitazioni Corali (salvo una breve parentesi, dal ’56 al ’58, con Organo principale) ed, infine, quella di Organo complementare.

Il Trittico della Natività[5] è un brano descrittivo di notevole efficacia, articolato in tre movimenti: Annunciazione – Paesaggio pastorale – Gaudio a Gerusalemme ciascuno a sua volta chiaramente strutturato in forma tripartita. Nel primo, il perentorio tema-segnale inonda la scena come una tagliente lama di luce. Gli accordi che seguono subito dopo esplodono sottolineando lo stupore, la meraviglia, ma nello stesso tempo la solennità e l’imponenza del mistero: fanno da cornice formale ad un “andante misterioso” che sembra provenire dal profondo di un’anima che accetta ed esclama il “fiat”. La tripartizione del secondo movimento è invece giocata tra il fluido scorrere di un ruscello di presepe ed il delicato corale delle voci dei pastori che intonano (immancabile la voce dell’oboe) il “Tu scendi dalle stelle” tanto caro alla cultura partenopea. Decisamente “importante” il terzo movimento, con le sue poderose volute alla pedaliera e le sferzanti scie di biscrome lanciate festosamente in aria mentre dal profondo emerge sempre presente un motivo di chiara matrice gregoriana.

Altro compositore napoletano che, al pari di Marchetti, dedicò una certa attenzione alla musica organistica fu Alfredo Cece.

Pubblicata a metà degli anni ’50, anche se già composta nel 1939, è la sua prima composizione per organo, Fantasia e fuga in do minore, un omaggio al dettato bachiano nella forma se non proprio nello stile. Dai “gesti” decisamente organistici (quasi regeriani, ma un po’ scontati, nella Fantasia), richiede qualche trovata nella registrazione dell’organo al fine di mettere in luce i pochi elementi ritmico-melodici sui quali si basa l’intero lavoro. La composizione è dedicata a Franco Michele Napolitano al quale Cece successe nella direzione artistica della Fondazione a lui intitolata.

Della fine degli anni ’40 è invece il Tema e variazioni pubblicato per la Zanibon nel 1950. Di ampio respiro (cinque le variazioni su un tema fortemente connotato cromaticamente) è un brano dalla sonorità decisamente romantica. Le variazioni sono di tipo ritmico/melodico: secondo uno stilema classico, si passa gradualmente dalla semplice fioritura del tema (I var.) all’introduzione delle terzine, prima, (II var.) e delle quartine, poi (III var.). La quarta variazione – in si maggiore – è una deliziosa parentesi cantabile; il ritmo ritorna invece come elemento costitutivo, insieme al collegato piglio netto e quasi drammatico, nel fugato finale (V var.) che con un processo tipicamente classico riprende il tema iniziale “grave” - ma in trionfalistico modo maggiore - come chiusa del brano.

La Berceuse (stampata nel 1956 nella rivista “Laus decora” delle Edizioni “Schola” di Como) è invece un brano dalla sonorità più nuova rispetto ai precedenti: un vago sapore tardo-romantico francese emerge a tratti senza però sfociare mai né nella imitazione stilistica né generare una originale impressione armonica. Il compositore, complice la “funzione” del brano (si tratta di una ninna-nanna) esaurisce tutto il materiale musicale nei primi trenta secondi (un motivo-tema iniziale e un disegno complementare la cui essenza musicale è evidenziata dal passaggio tra i manuali) limitandosi da questo momento in poi, solo a ripeterlo o a metterlo a fuoco in qualche sua componente costitutiva. L’ascoltatore infatti ritrova costantemente gli intervalli di quarta, le successioni consonanti di terze o di toni interi su pedali lungamente tenuti al basso e che accompagnano con uniformità sia il motivo caratterizzato dalla triade con la sesta aggiunta sia il melodico “semitono” che indugia su un’armonia di settima diminuita.

Il ritorno alla musica “astratta” avviene con il quarto brano di Alfredo Cece, il Preludio Fantasia (pubblicato dalle Edizioni Curci nel 1971). Esso costituisce, con la Passacaglia di J. Napoli ed il Preludio e Ricercare di B. Mazzotta, l’omaggio di questi compositori alla memoria del grande Franco Michele Napolitano a dieci anni dalla scomparsa. Si tratta di un brano che richiede all’organista un grande sforzo creativo: il materiale musicale è infatti costantemente ripetuto con lievi modifiche numerose volte nel corso della composizione con trasporti a vari intervalli. Si tratta di una procedura “naif” che Cece controlla da vicino in modo da non generare mai armonie dissonanti o avulse dal “sapore generale” del brano. Una sorta  di “tematismo” riconoscibile, ma allo stesso tempo bisognoso di “trovate” nella registrazione dell’organo per non scadere in monotonia e ripetitività.

Nell’ambito dei compositori presentati, Terenzio Gargiulo, Jacopo Napoli e Bruno Mazzotta rappresentano sicuramente i nomi maggiormente noti e di sicuro rilievo nazionale. Gargiulo, allievo di Antonio Savasta e Gennaro Napoli per la composizione, studiò pianoforte con Rossomandi e Brugnoli. Fu direttore dei conservatori di Palermo e di Napoli. Jacopo Napoli, allievo del padre Gennaro, fu autore di musica in larga parte operistica e teatrale, ebbe un linguaggio più evoluto ed in sintonia con le estetiche e le correnti del dopoguerra. Fu direttore dei conservatori di Napoli, Roma, Milano.  Bruno Mazzotta, nato in provincia di Treviso ma di formazione napoletana (allievo di A. Longo e F. M. Napolitano) insegnò nei conservatori di Cagliari, Avellino e Napoli divenendo direttore di quest’ultimo alla fine degli anni ‘70.

La Pavana (danza in tempo binario, dal carattere cerimoniale e di andamento grave)  di Terenzio Gargiulo è un brano breve ed elegante nel quale è possibile riconoscere il gusto francesizzante per il suono pulito, nitido, che di fatto non abbandona mai compiutamente una concezione tonale di base. La dolcissima linea melodica, nel significativo tono di si minore, scandisce nelle sue trasformazioni i diversi atteggiamenti della composizione (armonici più che melodici o ritmici).

La sua delicatezza può a tratti sembrare anche superficialità, ma in questo brano Gargiulo vibra di commozione propria e forse proprio questo è il suo maggior pregio. Il brano fu pubblicato nel volume “In ricordo di Franco Michele Napolitano – Musiche di autori contemporanei”[6], a cura della  Fondazione “F.M. Napolitano” nel 1967.[7] Nel volume anche una Fantasia per organo di Virglio Mortari, la celebre Sonata di Nino Rota insieme ad altre composizioni: Aria per violino ed organo di Alberto Curci, Elegia per violoncello ed organo di Emilia Gubitosi[8], ed “In memoriam” per archi e organo di Antonio Cece [9].

Chiara e perfettamente riconoscibile la Passacaglia (variazioni su un basso ostinato, di ritmo ternario e andamento moderato) di Jacopo Napoli. In questo brano l’autore è attratto dalle possibilità armoniche che derivano dai movimenti delle parti che si muovono in senso cromatico. Sovrapposti al tetracordo discendente di quattro note (due semitoni ed un tono, con la prima nota traslata di ottava: Fa/Mi/Mib/Reb) gli accordi si susseguono imprevisti, consonanti e dissonanti, relazionandosi più per la sistemazione simmetrica delle mani sulla tastiera che per le funzioni tonali. Il brano ha un suo percorso evolutivo di graduale movimentazione ritmica. A due variazioni piuttosto statiche fanno seguito due più movimentate e dopo il “cuscinetto” della quinta e sesta variazione (“larghetto”) il blocco finale, con ulteriore incremento ritmico e di enfasi armonica, riconduce l’ascoltatore alla statica e fissa sonorità iniziale nella quale sulla ennesima ripetizione del basso (ben 46 volte nel corso del brano) ritornano alcune riuscite sovrapposizioni armoniche già udite nelle precedenti variazioni. Questa Passacaglia  insieme al Preludio e Ricercare di Bruno Mazzotta può sicuramente inserirsi in quello che si potrebbe definire “l’aggiornamento” del modernismo musicale che nella prima metà del ‘900 aveva visto il recupero delle antiche forme strumentali italiane al fine di stringere rapporti di continuità spirituale con la musica del XVI e XVII secolo.

In Mazzotta, il serrato gioco imitativo su un materiale che si dichiara immediatamente “dodecafonico”  - che però viene trattato successivamente in maniera non ortodossa  (sì da potersi definire “liberamente atonale”) - ne rende più impegnativo l’ascolto. L’intervallo di semitono e quello di quinta diminuita (o quarta aumentata) che sono alla base dell’intero brano (tra l’altro presi singolarmente ed enunciati più volte: all’inizio, al centro, alla fine del Preludio, consolidati poi come cellula generatrice del soggetto stesso del Ricercare) sono trattati con tutti gli artifici del contrappunto imitato, rimandando (neppure velatamente) a quella tipologia di ricercare cinquecentesco di tipo politematico a più sezioni e con trattamento simultaneo dei temi: l’ascoltatore può riconoscere anche il recupero dei frammenti del Preludio iniziale nella sezione dei serrati stretti che conducono al sonoro finale prima che l’ultimo “retrogrado” si riallacci alla cellula dei due intervalli generatori, di cui si è detto prima, nell’adagio conclusivo.

Chiude il cd, una traccia-bonus: il Thème et Variations, op.115 di Marco Enrico Bossi (1861 – 1925), pubblicato nel 1899 da Rieter-Biedermann di Lipsia, che è una delle più interessanti composizioni organistiche dell’opera bossiana. Il tema, ricco di lirismo e pathos romantico, è posto subito dopo una breve e maestosa introduzione. Lo stile di questo pezzo mostra l’interesse particolare che Bossi nutriva nei confronti dell’opera di Cesar Franck. Le variazioni, sette in totale, si alternano efficacemente in base al loro andamento: a quelli di carattere meditativo si contrappongono altre brillanti e, a tratti, virtuosistiche. Chiude il brano una poderosa fuga, evidente omaggio a Bach.

La scelta di Bossi a chiusura di questo CD non è casuale, considerando il ruolo fondamentale che egli ebbe nello sviluppo della musica e della cultura organistica a Napoli alla fine dell’800. Bossi fu infatti il titolare della prima cattedra di Organo istituita al “S. Pietro a Majella” nel 1890, incarico che tenne fino al 1896. Nell’arco di questi anni il compositore comasco, di gran lunga il più stimato e celebre organista italiano del tempo, si fece promotore di numerosi restauri di organi ed inaugurò egli stesso nuovi strumenti, costruiti secondo i moderni criteri che si erano ormai affermati nell’organaria europea: l’estensione della pedaliera, l’aumento dei manuali,  l’ammodernamento della fonica con l’introduzione di nuovi registri, l’adozione della nuova trasmissione pneumatica.

Proprio nel rendersi protagonista dello “svecchiamento” della cultura organistica a Napoli, impiantandovi anche la prima moderna scuola di organo, sta tutto il valore dell’opera di Bossi il quale seppe così “indicare la strada” che seguiranno  prontamente le successive generazioni di organisti napoletani.

Gaetano  Panariello
Compositore,
docente di composizione al Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli



Elenco dei brani:
Alfredo Cece (1915-2002) - Fantasia e fuga in do minore  
Alfredo Cece (1915-2002) - Berceuse  
Alfredo Cece (1915-2002) - Tema e variazioni  
Alfredo Cece (1915-2002) - Preludio quasi fantasia  
Enzo De Bellis (1907-1982) - Raccontino di Natale  
Jacopo Napoli (1911-1994) - Passacaglia  
Bruno Mazzotta (1921-2001) - Preludio e ricercare  
Terenzio Gargiulo (1903-1972) - Pavana per organo  
Vincenzo Marchetti (1918-1988) - Trittico della Natività: Annunciazione  
Vincenzo Marchetti (1918-1988) - Trittico della Natività: Paesaggio pastorale  
Vincenzo Marchetti (1918-1988) - Trittico della Natività: Gaudio a Gerusalemme  
Marco Enrico Bossi (1861-1925) - Theme et Variations op. 115

 


richiedi informazioni

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.