Ascanio Mayone

MAJONE (Maione, Mayone), Ascanio. - Nacque a Napoli intorno al 1570.
[...]
Compositore, organista e arpista, Ascanio Mayone studiò presso l'Annunziata di Napoli con il maestro G.D. Del Giovane da Nola, ed ebbe come compagno di studi C. Lambardi, futuro maestro della stessa chiesa. Il 3 dic. 1593 Ascanio Mayone, "trovato habilissimo e visto che nel toccare di detto organo ha dato e dà a tutti universale satisfatione", fu nominato organista dell'Annunziata al posto di S. Stella, con lo stipendio di 8 ducati al mese che decorse retroattivamente dal 1 ag. 1593, data in cui aveva iniziato a lavorare (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Di Giacomo, XVII, Annunziata, p. 111).

Le gravi e ripetute difficoltà economiche che attanagliarono negli anni successivi l'Annunziata indussero i suoi governatori a ridurre drasticamente le spese per la musica, e quindi ad abolire, dal gennaio 1596, gli interventi di musicisti esterni; alcuni di essi furono reintegrati soltanto dal 1599. Non sorprende che lo stipendio del Mayone fosse ridotto a soli 4 ducati a partire dall'aprile 1597, per non essere il suo servizio "ordinario", ma nel 1599 fu riportato a 8 ducati. Dopo alcune riforme della cappella, a causa di alcuni abusi, il numero dei musicisti fu progressivamente diminuito, ma nel 1604 il Mayone era ancora nel ruolo di primo organista con la medesima paga.
Nel 1602 Ascanio Mayone fu nominato anche secondo organista della Real Cappella, accanto al primo organista G.M. Trabaci; quando nel settembre 1614 quest'ultimo prese il posto di maestro della Real Cappella, il Mayone divenne primo organista e il suo stipendio fu portato da 8 a 10 ducati (Arch. di Stato di Napoli, Mandatorum, vol. 103, c. 223, cit. in Prota-Giurleo, 1960, p. 186). Nel 1617, Ascanio Mayone ricevette 60 ducati per il pagamento di un organo, forse da lui scelto per conto dell'oratorio dei Filippini (cfr. Strazzullo).

Nel 1609, i governatori dell'Annunziata ordinarono che i due organisti dovessero sempre essere presenti entrambi a tutte le funzioni musicali; ma, essendo Ascanio Mayone contemporaneamente impiegato nella Real Cappella, fu ripristinata l'antica usanza di alternare gli organisti una settimana ciascuno, lasciando l'obbligo della presenza congiunta soltanto per le rare esecuzioni solenni a doppio coro. Nella cappella dell'Annunziata, seconda soltanto alla Real Cappella di Napoli, il Mayone operò fino alla morte. Nel 1620 il salario gli fu innalzato a 10 ducati per i suoi meriti "molti et per la lunghezza del suo honorato serviggio et per l'habilità della sua professione" (Prota-Giurleo, 1960, p. 186).

"Scanio Maione napolitano" compare fra i "nomi dei musici napoletani" elencati nel 1601 da S. Cerreto (pp. 156-158), sia tra i "compositori eccellenti della città di Napoli, che oggi vivono", sia tra i "sonatori eccellenti d'organo" e tra i "sonatori eccellenti dell'arpa a due ordini". Della perizia del M. come organista e arpista si ha diretta conferma nella sua produzione stampata. Nel suo libro II di Capricci del 1609, infatti, si trova un Recercar sopra il canto fermo di Costantio Festa & per sonar all'arpa, indicazione preziosa che consente di confermare la possibile destinazione all'arpa anche di molte delle altre composizioni accolte nei libri a stampa del M.: mentre le composizioni del libro I di Capricci (1603) prevedono un'estensione di cinque ottave, comune nei clavicembali della fine del Cinquecento, nel libro II è previsto un ambito di almeno un tono più in alto, normale per l'arpa e per molti organi napoletani ma non ancora per i clavicembali in uso. Altrettanto importante è l'inclusione nel libro II di Capricci di due brani per il "cimbalo cromatico", strumento sperimentale per il quale furono appositamente composte musiche da altri napoletani tra cui S. Stella. Nel libro II fu incluso il celebre madrigale di A. Ferrabosco Io mi son giovinetta, oggetto di innumerevoli intavolature e variazioni dalla metà del Cinquecento, in una versione con diminuzioni "per sonare", oltre che del M., di S. Stella e G.D. Montella, musicisti attivi all'Annunziata e alla Real Cappella.

I due libri di Capricci sembrano assolutamente speculari: ricercari, canzon francesi, madrigali diminuiti, partite sopra arie. Nei Ricercari Ascanio Mayone continua a impiegare, invece della consueta intavolatura italiana, il formato notazionale in partitura per tastiera, probabilmente derivata dall'intavolatura spagnola "de tecla", usata praticamente in tutte le fonti tastieristiche napoletane da R. Rodio (1575) a G. Strozzi (1683).
Nella sua prefazione "agli studiosi" del libro II di Ricercari, Ascanio Mayone mette in guardia "chi questa opera vederà, che non si scandaliza e mi giudica di poco osservatore delle regole del contrapunto", chiarendo che "quando si sona con passaggi o si adornano opere di passaggi, sempre vi passano alcune note false contro la regola del contrapunto senza le quali è impossibile che bello effetto faccia". Mosso dal solo desiderio di "giovare a chi non sa", Ascanio Mayone prosegue il discorso avvertendo gli "studiosi" di prestare attenzione ad alcune particolarità della notazione introdotte "per commodità della stampa", come "nelle cadenze dove si fanno trilli", indicati "un semituono solo nella prima nota del detto trillo per breviare il volume", o nel "mutare la chiave per mezzo l'opere per ogni parte".

Alcuni dei ricercari sono basati su cantus firmus preesistenti, come la melodia gregoriana Ave Maris Stella e il tema di C. Festa, noto più comunemente come La Spagna, entrambi presenti nel libro II. Le altre forme compositive accolte nei due libri sono quelle tipiche della musica strumentale diffusa a Napoli e a Roma: le canzon francesi e le toccate.
Particolarmente interessanti, infine, sono le partite, variazioni virtuosistiche sulle arie in voga come Ruggiero (a Napoli nota anche come Fedele), e le intavolature diminuite di ben noti madrigali, come il già citato Io mi son giovinetta di Ferrabosco.

La musica vocale del Mayone, mai studiata, comprende venti madrigali apparsi in una raccolta monografica stampata nel 1604 e due in un'antologia "de diversi excellentissimi musici napolitani" del 1609. Sul versante della produzione sacra e spirituale sopravvive presso la Biblioteca nazionale di Napoli la sola parte di Altus, con annotazioni manoscritte, di una raccolta del Mayone di Inni e frottole a tre voci del 1620, del tutto ignota ai correnti repertori. A questa stampa si riferisce probabilmente una delibera dell'Annunziata del 14 giugno 1621 con cui veniva deciso di "augumentarli ducati due di più al mese di provisione sopra li diece che teneva" per "l'haver il detto stampato molti hinni e mottetti in lode della B. Vergine" (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Di Giacomo, XVII, Annunziata, p. 210). Oltre a questa raccolta, della produzione sacra del M. si conosce un mottetto mariano apparso nel 1620 in un'antologia dei migliori compositori napoletani, e due composizioni a doppio coro nell'archivio dei Filippini di Napoli. In una lista di "musiche di Napoli" richieste nel 1632 dal compositore tedesco H. Schütz figura anche una raccolta, perduta, di Canzonette a tre voci del Mayone
Brano tratto dalla biografia di Ascanio Mayone, curata da Dinko Fabris, sul Dizionario Biografico Treccani