
Titolo: Nacquero contadini, morirono briganti
Sottotitolo: Storie del sud dopo l'unita' dimenticate negli archivi.
Prefazione di Paolo Zanetov.
Postfazione di Monica Mazzitelli
Descrizione: Edizione in formato 8°; 144 pagine.
Luogo, Editore, data: Lecce, Capone, 2010
Disponibilità: NO
Per comprendere pienamente il brigantaggio postunitario meridionale, liberandolo da ogni orpello ideologico bisogna calarsi nel mondo contadino dell'epoca che ne è il substrato culturale e sociale. Le storie riportate, sono state recuperate pazientemente in anni di scavi archivistici da Valentino Romano e aprono uno squarcio interessante, spesso inedito, su questo mondo nel quale convivono e si scontrano tutti insieme cafoni e galantuomini, idealisti e profittatori, ultimi eroi romantici e avventurieri di sempre
, mestatori e doppiogiochisti, briganti e soldati, vittime e carnefici, sbirri e grassatori, giudici e imputati, carnefici e condannati, preti avidi e monaci intriganti, mogli e amanti, eroine e puttane: comparse che affollano il Sud, palco di speranze, di illusioni e di delusioni sul quale, malinconicamente dissoltosi il Regno delle Due Sicilie, va in scena la nuova Italia. I briganti ci appaiono come feroci e sanguinari individui e sono conosciuti soltanto per le loro imprese o per la loro fine tragica. Ma della loro umanita', delle loro passioni, delle loro debolezze quasi mai nessuno se ne è occupato. A questo vuoto ideologico, dice Zanetov nella sua prefazione, ha rimediato V. Romano e nelle pagine che ha scritto ci sono dolore e leggerezza insieme, crudelta' e amore: c'è umanita' e disumanita' come antinomia della stessa essenza: quella della realta' fatta di carne, delle sue pulsioni'', come ha aggiunto la Mazzitelli nella sua postfazione.
Valentino Romano ha voluto dimostrare anche che in una storia tragica ed esaltante come quella del brigantaggio non ci sia bisogno di inventare nulla, è sufficiente leggere le carte e raccontarle. Cosi' le storie che ha tratto dagli archivi sono assolutamente vere e rappresentano squarci di un affresco del mondo contadino, della sua rabbia, delle sue rivolte, delle sue tenerezze, dei suoi limiti. Le storie sono il pretesto a cui l'autore ricorre per avvicinare il lettore alle problematiche del periodo, dapprima per coinvolgerlo emotivamente e poi per farlo riflettere sui silenzi e sulle mistificazioni della storia ufficiale.
Lo sforzo di Valentino Romano non è tanto quello di giustificare o esecrare, ma scavare nelle stratificazioni ideologiche e riportare alla luce l'uomo del Sud di ieri, con i suoi pregi e i suoi limiti, e riproporlo a quello di oggi; e a questi, ad esempio, fa chiedere da Ninco Nanco, attraverso un documento inedito da lui scoperto: 'voi al posto mio che cosa avreste fatto?'