Lo VernacchiopAutore: Nicola Capassi.
Titolo: Lo vernacchio ed altri sonetti.
Con un saggio de L'Art de peter.
Descrizione: Volume in ° (cm 20 x 12; pp. 132 + 40 n.n.; edizione numerata ( esemplare n. 1187), rilegata in cartone con dorso in tela, contenuta in astuccio rigido. In ottime condizioni.
Luogo, Editore, data: Roma, Canesi, 1961
Prezzo: Euro
Disponibilita': No

 


richiedi informazioni

Dalla Introduzione di Alberto Consiglio:
"...I sonetti satirici del Capassi presenti in questo volumetto, sono stati scelti nella prima parte del primo volume delle opere inedite pubblicate dal Mormile.
La forza e il sapore di questa poesia sono dificilmente valutabili, difficilmente paragonabili. Tutti diretti a dipingere, a fustigare, a caricaturare singoli personaggi con tratti violenti e con colori sgargianti, eccetto i primi sette che vanno sotto il titolo di Lo Vernacchio, e sono propriamente comici e buffoneschi.
Sono anche, questi sette, i piu' noti nell'ambiente napoletano. Si trovano ancora, nelle botteghe e nei depositi di libri vecchi, e nelle polverose librerie delle antiche case napoletane, tra i volumi e le scartoffie di prozii canonici e di bisnonni dottori in utroque, dei bisunti opuscolacci che contengono i sette sonetti de Lo Vernacchio, senza nome d'autore.
La potenza del verso satirico del Capassi è tutta nel linguaggio. Un linguaggio truculento, grasso come una "zuppa di carne cotta", sapido come una "minestra maritata", condita come un migliaccio, come una parmigiana di melenzane.
Un linguaggio particolare lontanissimo, anzi diametralmente opposto a quello che usavano i poeti napoletani ad alto livello, come il Cortese e il Basile; del tutto diverso da quello raffinato e levigato, colorito a gouaches, come useranno un secolo e mezzo dopo i Di Giacomo, i Russo, i Murolo, i Galdieri, i Bovio.
Eppure viva, anzi brulicante, la lingua del Capassi. Plebea, e piu' che plebea lazzaresca, per intenderci. La parlavano e la intendevano, ai tempi di Capassi giovane, uomini e donne che avevano visto e sentito Masaniello in Piazza del Mercato. Non era, quella che il Capassi usa nelle sue satire, la parlata di una plebe in senso romano, in senso illustre, che pure era viva ed attrice nella Napoli del Seicento e del Settecento, sotto nome di "popolo grasso".
Lo strato sul quale si stendeva quella Napoli era fatto dai sessantamila, e forse dai centomila "lazzari", uomini e donne senza stato civile, diavoli abitanti di quel favoloso paradiso.
La comicita' di Capassi è fatta di materie fecali e la sua satira è composta di immagini anali e di riferimenti genitali. Come la satira e la comicita' dei personaggi plautini o rabelasiani. Si sente nella tavolozza di Capassi un Pulcinella integrale, la cacofonia della "musica giapponese" di Piedigrotta, fatta di putipù, di triccheballacche, di scetavaiasse e di trombe di latta, il Carnevale lazzaresco di una famosa stampa popolare
che s'ave abbottato e secota a magnare e mo no lavativo s'ha da fare.
Ma chi usava questo linguagigo violento? Un uomo di somma dottrina, un giureconsulto di altissimo livello. E contro chi, e per chi veniva usato? Per una societa' di uomini colti, contro uomini, o meglio contro i difetti e i vizi di uomini di chiara fama, in un mondo in cui vivevano ed operavano Giovanbattista Vico, Pietro Giannone e Ferdinando Galiani. Carlo Marmile giudica i sonetti del Capassi "spiritosissimi" e il linguaggio che egli usa "giocoso piu' che mai e graziosissimo". Come trovar leggero e stomatico un soffritto di maiale! E afferma, sempre il Mormile, che "quanto egli scriveva era tutto per ischerzo, e per passar qualche ora del giorno allegramente con quegli stessi che egli motteggiava". Scherzi, a dire il vero, alquanto selvatici."

Indice del volume:

- Introduzione    Pag. 11
- Lo vernacchio I-VIII    Pag. 25
- In morte di Nicola Amenta. I-II    Pag. 42
- Morbo: vita e passione I-X    Pag. 47
- Per le nozze di Ciccio    Pag. 69
- Per le nozze di un altro Ciccio    Pag. 81
- Per le nozze di un gobbo I-II    Pag. 87
- Per le nozze di Tonno    Pag. 93
- Il giansenista "Addeboluto" I-V    Pag. 103
- Ad un poeta I-III    Pag. 115
- A un accademico    Pag. 123
- A un damerino    Pag. 127

 


richiedi informazioni