Autore: Amalia Galante Gagliardi
Curatore:
Titolo: Il ritorno negato
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in brossura, di cm 19 x 13; 96 pagine
Luogo, Editore, data: Napoli, Graus, 2004
Collana: I Segnacoli
ISBN: 8883460642, 9788883460647
Condizioni: nuovo
Prezzo: Euro 10,00
Prezzo in offerta: Euro 8,00
Disponibilità: 1 esemplare
È un senso d’inquietudine costante, quello che attraversa il romanzo della Galante Gagliardi. Sensazione, questa, scortata da una scrittura rapida, essenziale, cadenzata, che scandisce la storia dal principio fino all’epilogo, in un calibrato andirivieni temporale, nutrendosi di quella che è comunemente definita come la “sintassi delle immagini”, e procedendo, cioè, in maniera filmica.
Ma se ciò conferisce al racconto concretezza e verità, oltre che ritmo, non per questo scade mai in una qualche forma di sciatteria linguistica, anzi. Lo stile dell’autrice, infatti, pur se sempre diretto, è, al tempo stesso, incisivo ed efficace nel rendere lo stato d’animo di Ruth, la protagonista, che vive, per così dire, una sorta di fuga “circolare”.
Lasciata la città d’origine durante la “Primavera di Praga” per venire in Italia col suo compagno, Guido, e iniziare con lui una nuova vita, si ritrova, dopo aver scoperto che il suo uomo è coinvolto in un traffico d’armi, a dover fuggire di nuovo.
In un cerchio solo metaforicamente conchiuso, la donna abbandona una realtà a cui non si è mai legata, per rincorrerne un’altra di cui ormai non fa più parte. Ed ecco che l’esperienza personale di Ruth diviene metafora dell’incompiutezza del personaggio e, in fondo, non solo della sua singola esistenza, ma di un momento storico, sociale e umano.
Dal particolare si passa, così, all’universale e l’incedere narrativo, privato, sentimentale e interiore, assurge a simbolo di una ricerca ben più profonda, totale e assoluta, in una vibrante tensione verso la verità.
Ma se ciò conferisce al racconto concretezza e verità, oltre che ritmo, non per questo scade mai in una qualche forma di sciatteria linguistica, anzi. Lo stile dell’autrice, infatti, pur se sempre diretto, è, al tempo stesso, incisivo ed efficace nel rendere lo stato d’animo di Ruth, la protagonista, che vive, per così dire, una sorta di fuga “circolare”.
Lasciata la città d’origine durante la “Primavera di Praga” per venire in Italia col suo compagno, Guido, e iniziare con lui una nuova vita, si ritrova, dopo aver scoperto che il suo uomo è coinvolto in un traffico d’armi, a dover fuggire di nuovo.
In un cerchio solo metaforicamente conchiuso, la donna abbandona una realtà a cui non si è mai legata, per rincorrerne un’altra di cui ormai non fa più parte. Ed ecco che l’esperienza personale di Ruth diviene metafora dell’incompiutezza del personaggio e, in fondo, non solo della sua singola esistenza, ma di un momento storico, sociale e umano.
Dal particolare si passa, così, all’universale e l’incedere narrativo, privato, sentimentale e interiore, assurge a simbolo di una ricerca ben più profonda, totale e assoluta, in una vibrante tensione verso la verità.