Curatore: Emma Giammattei
Titolo: Repertorio per la lingua italiana
Sottotitolo: Di voci non buone o mal adoperate
Prima edizione
Descrizione: Volume in brossura, di cm 17 x 10; 279 pagine + XXV
Luogo, Editore, data: Sorrento (NA), Franco Di Mauro, 1994
Collana: Cocumella. N. 12
ISBN: 8885263631,9788885263635
Condizioni: eccellente
Prezzo: Euro 9,00
Disponibilità: 1 esemplare
Il 'Repertorio' del Rodinò, per la chiarezza e la semplicità del testo, rispetto, poniamo, ai coevi "Cataloghi di spropositi" del Parenti, pubblicati a Napoli a cura di Emmanuele Rocco, e carichi di citazioni latine o comunque tratte dalla tradizione letteraria, ci appare già come un piccolo prontuario moderno, di agevole consultazione. Anche per Rodinò, come già per il Puoti, i francesismi sono il principale nemico, con un particolare interesse per quelli che appaiono storicamente innestati nel dialetto napoletano, da 'comò' a 'tirabusciò'. Ma non è certo questo il dato peculiare ed importante di questo repertorio.
Esso è rappresentato, ci sembra, dall'argomentazione fornita nella "Prefazione", a favore dell'autorità del vocabolario della Crusca. Difatti, il lettore si trova innanzi ad una visione conservatrice ma compiutamente secolarizzata della lingua, dove il concetto di autorità risulta limitato - in quanto ideale superstite, in assenza di una norma diremo così 'ontologica'.
Ed è concetto storicamente e socialmente determinato, se è vero che solo gli «intendenti» e gli uomini «negli studi filosofici versatissimi» possono allontanarsi dalla norma proprio perché posseggono «la coscienza del ben fare» e possono «arricchire veramente il nostro bellissimo idioma». Per il resto, per i comuni scriventi, il criterio dell'uso, legato alla temporalità, semplicemente «non è norma».
Esso è rappresentato, ci sembra, dall'argomentazione fornita nella "Prefazione", a favore dell'autorità del vocabolario della Crusca. Difatti, il lettore si trova innanzi ad una visione conservatrice ma compiutamente secolarizzata della lingua, dove il concetto di autorità risulta limitato - in quanto ideale superstite, in assenza di una norma diremo così 'ontologica'.
Ed è concetto storicamente e socialmente determinato, se è vero che solo gli «intendenti» e gli uomini «negli studi filosofici versatissimi» possono allontanarsi dalla norma proprio perché posseggono «la coscienza del ben fare» e possono «arricchire veramente il nostro bellissimo idioma». Per il resto, per i comuni scriventi, il criterio dell'uso, legato alla temporalità, semplicemente «non è norma».