i_mangiafoglie_pAutore: Annamaria Ciarallo
Titolo: I mangiafoglie
Sottotitolo: La biodiversita' campana nelle fonti letterarie ed iconografiche
Descrizione: Edizione in formato 8° (cm 22 x 16); 96 pagine; molte illustrazioni in b/n e a colori
Luogo, Editore, data: L'Erma d Bretschneider, 2010
ISBN: 978-88-8265-549-5
Prezzo: Euro
Disponibilità: No

 


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Presentazione
La Regione Campania è ricca di prodotti tipici di origine sia vegetale che animale, alcuni dei quali unici per qualità e sapore, che costituiscono gli ingredienti di celebri pietanze la cui memoria si tramanda da secoli. Tali prodotti, grazie alla volontà e all'amore dei nostri agricoltori, si sono salvati da sicura estinzione e non solo sono sopravvissuti agli attacchi della globalizzazione, ma in alcuni casi, quelli a più ampia diffusione, si è sentito la necessità di proteggerli con il marchio DOP o IGP, mentre altri a diffusione territoriale più limitata, meno noti ma altrettanto pregiati, stanno riscuotendo negli ultimi anni un successo crescente presso i consumatori, proprio per le loro caratteristiche tipiche strettamente legate alla varietà, all'ambiente di coltivazione e alle tecniche tradizionali di produzione.

Di alcuni di questi prodotti tipici regionali esistono testimonianze storiche, individuate dal Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza Speciale di Napoli e Pompei, che affondano le radici fin nell'antichità e che danno ai prodotti campani un primato storico che nessuna altra regione può documentabilmente vantare.
Tali testimonianze non sono rappresentate solo dai tantissimi affreschi pompeiani che ritraggono frutti - ad esempio nocciole, pesche, fichi, ciliegi, limoni, peri, ecc., od ortaggi come l'asparago, le carote, i ravanelli e soprattutto il cavolo e la cipolla, descritti in letteratura anche dagli antichi agronomi, che davano ad esse il valore di varietà pompeiane -, ma anche dal ritrovamento di macro- e microresti vegetali, come semi, frutti e pollini.

Allo stesso modo, altre specie originarie del Nuovo Mondo e di più recente introduzione (ci si riferisce soprattutto alle Solanacee) hanno trovato proprio nel nostro territorio le condizioni pedo-climatiche più favorevoli per un rapido sviluppo, tanto da diventare elementi simbolo dell'alimentazione mediterranea. Queste ultime specie sono coltivate nella parte ancora non scavata dell'area archeologica pompeiana, mentre sempre all'interno delle sue mura, ma sull'antico piano di campagna, sono ospitati numerosi vigneti, rimessi a coltura sulla scorta delle ricerche svolte.

 


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